sabato 20 agosto 2011

Vento del Nord: PIERRE EMIL HOJBJERG (1995 - Danimarca) & MARTIN RONNING OVENSTAD (1994 - Norvegia)

Terreno (colpevolmente) ancora poco battuto dai nostri operatori 
di mercato, il Nord Europa finisce spesso col rivelarsi 
un serbatoio foriero di scommesse affascinanti,
redditizie in prospettiva seppur al netto di costi irrisori 
nell’immediato. Il segreto per la buona riuscita di un affare 
consta anche nell’assumersi l’onere di sgrezzare 
i prodotti più futuribili sin dai primi passi 
del proprio percorso formativo, lavorando su basi tecniche 
talvolta rudimentali per implementare un bagaglio tattico 
generale già di discreto livello, con l’obiettivo di un graduale 
e per nulla traumatico inserimento all’interno di contesti 
maggiormente competitivi. Una lezione che i club 
di Bundesliga (soprattutto) ed Eredivisie 
sembrano aver imparato 
piuttosto bene…



nome: PIERRE EMIL
cognome: HØJBJERG

data di nascita: 5 agosto 1995
luogo di nascita: Copenhagen 
[Hovedstaden - DANIMARCA]

ruolo: CENTROCAMPISTA CENTRALE
piede preferito: destro

Altezza: 186 cm
Peso: 81 kg

Squadra attuale: BRØNDBY IF [Under 17]


Il gruppo della baby-Danish Dynamite versione 2011, gestito con sfrontato entusiasmo dall’ambizioso commissario tecnico Thomas Frank, continua 
a raccogliere estimatori in giro per il Vecchio Continente, nonostante siano passati alcuni mesi dalla storica semifinale europea Under 17 e dalla susseguente prima partecipazione alla Fase Finale di un Mondiale giovanile, traguardo mai raggiunto neanche in ambito Under 20. Il recente approdo del macchinoso centravanti Kenneth Zohore alla Fiorentina 
è andato infatti ad aggiungersi a quelli dei centrocampisti Lasse Vigen Christensen in Inghilterra (Fulham) e Christian Nørgaard in Germania (Amburgo, lesto a concretizzare un iniziale approccio del Milan), con i vari Oliver Korch (provino per lo Stoke City durante lo scorso novembre), Patrick Olsen (in orbita Atalanta sin dal 2010), Lucas Andersen 
(sarà Olanda anche per lui?...) e Lee Rochester Sörensen attentamente monitorati dai talent-scout più coraggiosi, e per tacer di quella che all’Ajax 
si sta confermando essere la pepita più fulgida dell’intera covata, ossia 
il virtuoso nipote d’arte Viktor Fischer, il cui nonno Poul Pedersen fu soprannominato con simpatico patriottismo “Garrincha bianco” a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (epoca a cui risale una spettacolare amichevole 
non ufficiale tra Stævnet e Brasile campione del mondo, nobilitata proprio dalle giocate delle due funamboliche ali destre e dalle finalizzazioni 
di Harald Nielsen, Quarentinha e Chinesinho; ma questa è un’altra storia…). 
La lista è destinata ad allungarsi con il cucciolo di quel gruppo, l’unico classe 1995 convocato in occasione della doppia avventura internazionale; cinque giorni fa, infatti, è stata ufficializzata la firma di Pierre Emil Højbjerg su un contratto triennale che lo legherà al Bayern Monaco a partire dal luglio 2012, ad un mese esatto dal compimento dei diciassette anni d’età e con un salario mensile destinato a salire dalle 8'000 Corone Danesi (DKK) iniziali 
alle successive 10’000 DKK fissate per il 2015.

Una trattativa che ha destato molto scalpore nel Regno più meridionale della Scandinavia, laddove sono sorte polemiche a non finire tra il procuratore Søren Lerby, papà Christian e la società d’appartenenza del ragazzo, il quale ha rifiutato un prolungamento con il Brøndby IF per raccogliere la sfida 
di un’occasione forse irripetibile nella sua carriera. Cresciuto nelle giovanili del BK Skjold, realtà minore quanto storica della capitale ubicata nel distretto 
di Østerbro dal 1915, il promettente centrocampista veste i colori gialloblu 
dal 2009, anno in cui decise di lasciare il FC København per continuare la propria crescita in quella che è considerata unanimemente la fucina 
più prolifica del Paese, dotata di strutture all’avanguardia per il settore. Nonostante la congenita timidezza, il talentino sembra avere le idee chiare 
sul piano professionale, ed ha tentato di smorzare i toni di una controversia 
invero esagerata tra le parti in causa, ribadendo che il proprio attaccamento 
ai ‘Drengene fra Vestegnen’ non può esser messo in discussione da una scelta legata esclusivamente ad un’opportunità irrinunciabile in ambito formativo più che al mero interesse economico. Per giunta, i bavaresi hanno offerto precise garanzie su un progetto a lungo termine nei suoi riguardi, sbilanciandosi anche in un paragone con l’affermato Bastian Schweinsteiger; insomma, sarebbe stato difficile ignorare referenze tanto lusinghiere,
anche alla luce della consueta lungimiranza del top club teutonico.

Centrocampista centrale longilineo e compatto, dotato nel tocco ed ispirato per quanto concerne la visione di gioco, è un leader naturale e funge da costante punto di riferimento per i compagni di reparto. L’acume e la caparbia assennatezza con cui interpreta il proprio ruolo lo rendono una pedina imprescindibile dal punto di vista tattico, giacché la mentalità da moderno “box-to-box player” che sta acquisendo negli ultimi tempi lo porta a farsi sentire sul piano fisico ed in fase di copertura, malgrado i suoi compiti siano principalmente legati all’impostazione. Sorprendentemente maturo per la sua età, detta con raziocinio i ritmi della manovra da vertice basso in mediana, ma può occupare senza patemi anche la casella di interno destro nello scacchiere, e non lesina coraggio nell’improvvisare conclusioni dal limite dell’area col piede preferito, sfoderando rasoiate chirurgiche alla ricerca del palo più lontano o aggirando di giustezza la barriera sulle punizioni dirette. In prospettiva, il meglio del suo repertorio potrebbe offrirlo da “numero 8” classico, ma sotto quest’aspetto dovrebbe rivedere con maggior dinamismo 
il proprio modo di stare in campo, talvolta eccessivamente compassato lungo l’arco dei novanta minuti, velocizzando i tempi d’inserimento senza palla 
e magari corroborare il proprio “computer mentale” con una spruzzata 
di imprevedibilità, nel tentativo di disorientare gli avversari.

Più che al succitato campione tedesco, Pierre ha dichiarato di ispirarsi umilmente all’inarrivabile Zinedine Zidane, un modello che tradisce le sue lontane origini transalpine, dato che il fratello (anch’egli calciatore) e la madre sono nati nei pressi di Tournus-Lacrost, in Borgogna; per uno strano scherzo del destino, la Francia è stata anche la Nazionale contro cui è avvenuto l’esordio dal primo minuto nelle file della Danimarca Under 17 in un match ufficiale (9 maggio 2011, vittoria per 1-0), in occasione degli Europei in Serbia, manifestazione in cui il ragazzo era già stato schierato a partita in corso nelle precedenti esibizioni che avevano garantito ai nordici la meritata leadership nel Girone A (3-2 sui padroni di casa e secco 2-0 all’Inghilterra). 
Nello sfortunato torneo iridato in Messico, invece, Højbjerg si è potuto ammirare sul rettangolo verde soltanto per una ventina di minuti durante 
il pleonastico ultimo impegno con l’Australia all’Estadio La Corregidora di Santiago de Querétaro (1-1 il punteggio), che ha fatto calare il sipario sulla scena di un cammino piuttosto accidentato (0-3 dal Brasile e 2-4 firmato
dal poker dello scatenato ivoriano Coulibaly, letale nell’abusare di una retroguardia impacciata all’inverosimile).


La musica è stata ben diversa con l’attuale nuovo ciclo costituito dai coetanei del ’95, che il prospetto nativo di Copenhagen ha trascinato da capitano 

e col numero 10 sulle spalle alla Fase Elite continentale, al culmine di un percorso netto casalingo (4-1 in rimonta all’Italia di Daniele Zoratto presso 
l’ 'Office Center Arena' di Hvidovre , 2-1 con l’Austria e 5-1 sul malcapitato Cipro tra il 12 ed il 17 ottobre 2011: a corollario, due reti personali messe a segno contro gli Azzurrini e gli isolani) nel Gruppo 5 del Qualifying Round, 
ed a pochi giorni di distanza dal secondo posto ottenuto nella Syrenka Cup 2011 (doppia vittoria su Bielorussia ed Ungheria, prima di soccombere in finale alla favorita Polonia), in cui era stato nominato Most Valuable Player dalla giuria degli addetti ai lavori, rimpinguando il bottino con le selezioni giovanili nazionali: ad oggi, vanta 13 presenze e 4 gol con l’Under 17, e 6 gettoni nell’Under 16, formazione in cui gli appassionati nostrani più attenti lo ricorderanno protagonista nel 1° Trofeo Città di Latina (Italia-Danimarca 1-0, 12 ottobre 2010: subentrò nella ripresa all’attaccante Vones Felfel). 
Come ciliegina sulla torta di un’annata da ricordare, in dicembre è arrivato l’importante riconoscimento federale come DBU Talenter 2011 – Under 17 (vinto l’anno scorso dal neo-viola Zohore), un premio giunto alla venticinquesima edizione che si propone di segnalare i virgulti più brillanti della nazione (le altre categorie hanno visto riconoscere i meriti 
di Uffe Manich Bech del Lyngby BK per l’Under 19 e l’ormai noto difensore 
dei Lancieri, Nicolai Boilesen, nella sezione Under 21).

Nell’attesa di sbarcare col suo bagaglio di belle speranze già pronto in Germania, Pierre Emil Højbjerg dovrà far fronte ad un’agenda fitta di appuntamenti da non mancare, a cominciare proprio dal Gruppo 6 nell’Elite Round che condurrà agli Europei di Slovenia 2012, in cui ‘De Rød-Hvide’ dovranno vedersela con Scozia, Islanda e Lituania (24-29 marzo), avversarie sulla carta abbordabili seppur da non sottovalutare, specie poiché bisognerà ritrovare una condizione fisica accettabile in tempi rapidi dopo il consueto letargo invernale che frena le attività sportive nordiche da novembre in avanti. In quest’ottica, un buon viatico in chiave ottimistica potrebbero essere considerate le recenti prestazioni fornite sia nella Jugend Euro Cup (rassegna indoor che si tiene annualmente alla Gaildorfer Sporthalle, distretto di Schwäbisch Hall, nel Baden-Württemberg) che nella ravvicinata Westerwälder Keramik-Cup, tornei disputati in gennaio sul suolo teutonico con la maglia del proprio club. Il Brøndby, infatti, ha centrato due prestigiosi piazzamenti (sul gradino più basso del podio nel primo caso, al settimo posto nell’altro, dove però Pierre Emil è stato votato MVP assoluto 

tra tutti i giovani partecipanti e malgrado un fastidio al ginocchio), con un bilancio complessivo di nove vittorie (Slavia Praga 1-0, Basilea 2-1, Karlsruher 1-0, Bayern Monaco 3-2, Amburgo 1-0, Borussia Mönchengladbach 3-1, Kaiserslautern 1-0, Hertha Berlino 2-1, Schalke 04 2-1) e cinque sconfitte (Amburgo 1-3, Stoccarda 0-2, Bayer Leverkusen 0-2, ancora Amburgo 1-2 
e Colonia 1-2); per la cronaca, Colonia e Karlsruher hanno alzato al cielo 
le due coppe.



Certo, il sogno a breve termine del ragazzo resta quello di regalare un’ultima soddisfazione alle persone che gli hanno dato tanta fiducia durante il triennio vissuto in una delle squadre più titolate della Danimarca, nel tentativo di ripetere l’invidiabile exploit della scorsa stagione, in cui le compagini Under 19 e Under 17 gialloblu si aggiudicarono entrambe il titolo nazionale nelle rispettive categorie d’appartenenza, anche grazie al suo prezioso contributo. Nello schieramento proposto dall’allenatore John Ranum Jensen per affrontare l’U-17 Ligaen attualmente ferma ai box, Højbjerg è al contempo 

il termometro ed il cervello di un 4-3-3 flessibile, in cui giostra a seconda 
delle esigenze sia da mezz’ala avanzata al pari di Andrew Hjulsager che da metronomo in cabina di regia, surrogato dai polmoni di Oskar Tranberg ed abile direttore d’orchestra nel fornire al resto della truppa le coordinate giuste per assumere le posizioni di un 4-2-3-1 più accorto, sovrintendendo a distanza l’elastico creato dagli esterni offensivi Benjamin Severinsen e Mikkel Jensen 
in appoggio all’attaccante di turno, il bomber Daniel Holm o il valido sostituto Mathias Andersen. Al momento, il vero tallone d’achille dell’impianto pare essere proprio il distratto pacchetto arretrato, vittima di frequenti amnesie negli elementi posti ai fianchi del centrale Andreas Christensen (classe 1996), un marcantonio vicino al metro e novanta d’altezza che la scorsa settimana ha trovato a sua volta un accordo con il Chelsea per svincolarsi 
in estate, vanificando le avances di Aston Villa e Manchester City.

Dopo aver saltato l’amaro vernissage in casa del FC Nordsjælland (1-2 il risultato) per un leggero infortunio alla caviglia ed altre due partite del girone d’andata alla luce delle convocazioni da fuori età con il Brøndby U-19 

(dove forma saltuariamente un’affidabile diga impiantata nel settore nevralgico con Patrick Olsen), Pierre si è ripreso con autorità le chiavi del centrocampo, firmando il tabellino dei marcatori per cinque volte (distribuite in otto apparizioni totali) tra il 20 agosto ed il 23 novembre 2011, giorno in cui gli emissari del Bayern Monaco, mandati in avanscoperta oltre confine, 
si sono letteralmente invaghiti di lui allorquando è stato in grado di dominare quasi da solo lo scontro al vertice sul campo del FC København, con una doppietta di pregevole fattura ed un assist per Andersen a suggellare un verdetto inequivocabile (5-2). Il successo ha permesso ai campioni in carica 
di balzare al secondo posto in graduatoria, a due lunghezze di svantaggio dall’AGF/Viby, congelando le ostilità per l’inverno incombente, prima di riprendere il prossimo 10 marzo con la trasferta ad Esbjerg, liquidato sette mesi fa da un sonoro 3-0: la caccia alla capolista è tutt’altro che chiusa…


nome: MARTIN 
cognome: RØNNING OVENSTAD 

data di nascita: 18 aprile 1994 
luogo di nascita: Lier [Buskerud - NORVEGIA] 

ruolo: CENTROCAMPISTA OFFENSIVO 
piede preferito: destro 

Altezza: 182 cm 
Peso: 69 kg

Squadra attuale: STRØMSGODSET IF [Tippeligæn] 
Numero di maglia: # 18

In questo nostro breve itinerario nei meandri più gelidi del calcio europeo, 
attraversiamo idealmente le acque dello Skagerrak per lasciarci alle spalle 
lo Jutland e sbarcare alfine sulla Penisola Scandinava, più precisamente a Gulskogen (Norvegia), un piccolo borgo della città di Drammen, ad una quarantina di chilometri dalla capitale Oslo. Sarà questa nel prossimo biennio la nuova casa di Martin Rønning Ovenstad, talentuoso esterno offensivo 
di sinistra non ancora maggiorenne, acquistato dallo Strømsgodset nell’inverno 2011 nonostante una nutrita e ben più altisonante concorrenza. 
Il ragazzo, infatti, era da mesi sul taccuino di società straniere del calibro di Borussia Dortmund, Friburgo e Twente (la prima ad accorgersi del suo potenziale), con Juventus e Tottenham ad abbozzare timidi e poco convinti sondaggi esplorativi, ma a quanto pare le sagge parole del tecnico biancoblu Ronny Deila si sono rivelate decisive per una scelta condivisibile, ossia quella di affermarsi completamente in patria per poi magari raccogliere la sfida professionale di un campionato più ostico in un prossimo futuro, previo consenso del prudente papà Tom Erik; d’altronde, la carta d’identità 
è tutta dalla sua parte, e non sempre la fretta è sinonimo di successo.

Ad ogni modo, stando alle elucubrazioni dei media beninformati, dietro l’operazione si celerebbe la longa manus del succitato club olandese, lungimirante nel strappare un’opzione sull’avvenire consentendogli intanto 

di completare il proprio excursus formativo nel suo habitat naturale, piuttosto che forzarlo ad adattarsi in una realtà completamente diversa, forse memore della breve esperienza nei Paesi Bassi del coetaneo Jens Marius Kolseth, presunta “next big thing” dell’Academy di Enschede snidata nel 2010 dall’ovile del Vålerenga IF grazie alla segnalazione dell’osservatore Hallvar Thoresen (prolifico trequartista di Twente e PSV Eindhoven tra il 1976 ed il 1988; i cinefili lo ricorderanno nel cast di “calciAttori” per il film Fuga Per La Vittoria nel ruolo di Gunnar Hilsson, intento a sfidare i nazisti al fianco di Pelé, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles, Paul Van Himst e... Sylvester Stallone) e frenata dalla nostalgia e dalle barriere linguistiche, con tanto di recente ritorno in patria 
per riannodare i fili della carriera allo Stabæk, trampolino di lancio per un altro ragazzotto di belle speranze, Herman Stengel. Staremo a vedere… 




Martin è infatti abituato ad esprimersi in un contesto familiare, dal momento che le tappe del suo acerbo tragitto ruotano tutte attorno alla natia contea meridionale di Buskerud: mossi i primi passi nel Liungen IF, espressione polisportiva della pittoresca cittadina di Lier, sulla coda del 2009 si trasferisce nella limitrofa Mjøndalen per rinforzare il neopromosso club locale, impelagato nelle serie inferiori benché possa ostentare una discreta tradizione passata, frutto di una bacheca impreziosita da tre coppe nazionali (1933 – 1934 – 1937) ed una serie di fugaci comparse nelle competizioni europee 
(una vittoria e cinque sconfitte il bilancio storico, per un poco lusinghiero 3-29 di aggregate nelle sei partite contro Cardiff City, Bayern Monaco e Werder Brema disputate nell’arco temporale che intercorse tra il 1969 ed il 1987).

È il 25 aprile 2010, quarta giornata dell’Adeccoligaen 2010 (seconda divisione nazionale), una data da circoletto rosso nel calendario personale: l’esperto centrocampista titolare Pål Christian Alsaker è costretto a scontare una squalifica per l’espulsione rimediata col Fredrikstad (al sessantaduesimo minuto di un 3-3 pirotecnico) nel turno precedente, sicché sul prato spelacchiato del rustico Nedre Eiker Stadion si scorge un’inconsueta sagoma dai capelli fulvi e con la maglia numero 16 ad agghindarne la snella corporatura, al fianco del generoso mediano scuola-Hønefoss Christian Smerud. Eh sì, perché Rønning Ovenstad nasce tatticamente come incursore centrale della seconda linea, interno dinamico con licenza d’offendere in un 4-4-2 sui generis, alla bisogna mezz’ala di sfondamento duttile e fantasiosa,

sui lati di un fulcro bloccato in uno spartito improntato sul 4-3-3, per quanto sufficientemente disciplinata in situazioni di non possesso; è cosi che il coach-player Vegard Hansen preferisce impiegarlo all’inizio, centellinandone 
con equilibrio l’innesto in Prima Squadra. Archiviato l’esordio con un brutto risultato (1-3 di un Moss corsaro, noncurante dell’illusorio graffio dagli undici metri di Abdurahim Laajab), il carniere del misconosciuto baby-debuttante si arricchisce nei mesi successivi di ulteriori sei apparizioni sul rettangolo verde, spesso da subentrante, mentre i Brun/Hvit concludono il loro cammino al decimo posto della graduatoria finale, salvandosi con qualche affanno dalla retrocessione in 2. Divisjon, in virtù della non abituale vena realizzativa 
di Eirik Midtgarden. 





La vera svolta per Martin si rivelerà essere la stagione successiva, in cui 
il mister (ritiratosi, nel frattempo, dall’attività agonistica) si convince nel sperimentarne le peculiarità schierandolo in posizione più defilata, sull’out mancino di un centrocampo a quattro o, più raramente, da esterno sullo stesso lato di un tridente d’attacco. Le risposte non tardano ad arrivare, oltrepassando addirittura ogni più rosea previsione: dopo aver optato per la maglia numero 11, Rønning Ovenstad si impossessa con sublime incoscienza della fascia sinistra del Mjøndalen IF, imperversando con fughe veloci e serpentine, corredate da finte e vezzosi ma quasi mai gratuiti doppi passi ai danni degli avversari, incaricandosi vieppiù di battere spesso e volentieri i calci piazzati a favore col suo morbido destro a giro, una necessaria alternativa al mancino calibrato di Joachim Olsen. Il suo scorrazzare sulla prediletta banda di competenza lo porta sovente ad accentrarsi alla ricerca dell’uno-due con i compagni o di una conclusione vincente dal limite dell’area di rigore, ma ciò non ne pregiudica affatto la predisposizione a mettersi al servizio del collettivo. Ragionando in tal senso, e pur pigiando con forza sul pedale della prudenza per evitare paragoni inutilmente azzardati, in futuro si potrebbe avviare il suo sviluppo tattico da mezz’ala completa alla stregua della leggenda nazionale Øyvind Leonhardsen, fatta la doverosa tara di una minore poliedricità 
ed intelligenza posizionale di base.

Nel 2011, dunque, l’estroso laterale conquista i favori dei tifosi e soprattutto 

i galloni di pedina imprescindibile, ispirando la rimonta casalinga nel secondo impegno ufficiale contro il Nybergsund-Trysil (5-2) e corroborando con gli assist per Olsen e Bjarne K. Ingebretsen il 4-2 al Sandefjord due settimane più tardi (25 aprile, giorno evidentemente a lui caro). Saranno appunto i passaggi smarcanti (otto complessivi) inanellati lungo il corso delle 29 presenze in 1. Divisjon a rappresentare la cartina di tornasole di un rendimento da applausi, esibizioni in cui il movimento a rientrare sul piede forte per crossare col goniometro e rifornire gli attaccanti diviene un autentico marchio di fabbrica degli schemi mandati a memoria in allenamento. Non a caso il centravanti-boa di origini montenegrine Petar Rnkovic, beneficiario principe dei traversoni di Martin, raggiunge per la prima volta in carriera il traguardo della doppia cifra nella categoria, smentendo ogni scetticismo sul proprio conto. Come se non bastasse, l’intraprendenza del giovane neo-beniamino autoctono viene premiata da due reti da opportunista messe a segno ai danni di Sandnes Ulf (2-1, 16 maggio: sfrutta un’incomprensione tra il portiere Thomas Haugland e l'attempato svedese-colombiano Edier Frejd, vittime involontarie di un comico scontro alla ricerca della sfera, per depositare nella porta sguarnita) e Hønefoss (2-2, 19 giugno: lancio dalla destra di Kristian Høvring e zuccata a schiacciare in controtempo che s’insacca sul palo vicino, 
con la complicità dell’estremo difensore Steven Thomas Clark), per ironia 
della sorte le compagini che a fine stagione saranno promosse in Tippeligaen. 
La casella raggiunta in classifica dal Mjøndalen sarà ancora una volta 
la decima, ma il più giovane nome a far capolino nella formazione-tipo 
del campionato è proprio il suo:

TOP 11 ADECCOLIGÆN 2011
(modulo 4-4-2)

Lars Cramer (1991 – Asker FH, in prestito dal Strømsgodset) 


Ruben Kenneth Brandal (1990 – IL Hødd)
Steffen Moltu (1986 – IL Hødd)
Per Verner Rønning (1983 – Bodø/Glimt, finito in agosto al Rosenborg)
Kristian Brix (1990 – Sandefjord) 


Ebrima Sohna (Gambia, 1988 – Sandefjord)
Emil Dahle (1990 – HamKam)
Kazeem Ahmed (Nigeria, 1989 – IL Hødd)
Martin Rønning Ovenstad (1994 – Mjøndalen IF) 


Vegard Braaten (1987 – Alta IF)
Kevin Bosse Elie Beugre (Costa d'Avorio, 1992 – Hønefoss)


Elemento cardine delle selezioni giovanili nazionali, Rønning Ovenstad è balzato agli onori delle cronache da capocannoniere ex-aequo con il franco-egiziano Abdallah Yaisien durante l’Elite Round valevole per gli Europei Under 17 – Serbia 2011, allorquando la Norvegia è stata costretta ad inchinarsi alla dura legge della differenza-reti nel Gruppo 6 avuto luogo 

in terra transalpina. Seppellita la Bielorussia con un sonoro 5-1 nella Val de Chézine, Saint Herblain (25 marzo: tripletta per Martin, realizzata tra il 36’ 
ed il 56’), gli sfortunati giocatori selezionati dal CT Øivind Nilsen hanno imposto il pareggio ai padroni di casa (2-2) e piegato in scioltezza la Georgia 
(29 marzo, 4-0: doppiette di Sharesh Ahmadi ed Ovenstad, in condizione psico-fisica straripante) nello scenario dello Stade Marcel Saupin di Nantes, ma tutto ciò non è bastato per ottenere il pass in vista della Fase Finale. Promosso con merito nell’Under 19 da Knut Thorbjørn Eggen, la neo-speranza dello Strømsgodset concentrerà i propri sforzi per vendicarsi sportivamente dei Blues tra il 25 ed il 30 maggio 2012, in una settimana in cui i Norges dovranno mostrarsi all’altezza di un girone di ferro nella Fase Elite completato da Francia, Olanda e Repubblica Ceca, vice-campione in carica 
e Paese ospitante dell’evento.

Marco Oliva per FUTBOLANDIA DREAMIN'

2 commenti:

  1. Gianni '53:

    Profili davvero molto dettagliati e scritti
    come dio comanda, diversamente da alcuni contenuti
    spacciati sul web, di dubbio gusto...

    Ma l'autore Marco Oliva è un giornalista
    di qualche testata? Mi sembra competente
    a dir poco, fa parte dell'ambiente?

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  2. GIANLUCA:

    mostruoso Viktor Fischer dell'Ajax, che talento!!

    la Danimarca nei prossimi anni ha un potenziale importante,
    se tutti questi giovanotti mantengono le aspettative

    RispondiElimina