martedì 10 maggio 2011

SAMED YESIL (1994) - Germania



nome: SAMED
cognome: YEŞIL

data di nascita: 25 maggio 1994
luogo di nascita: Düsseldorf
[Land Nord Reno-Westfalia - GERMANIA]

ruolo: ATTACCANTE
piede preferito: destro

Altezza: 178 cm
Peso: 68 kg

Squadra attuale: BAYER 04 LEVERKUSEN Under-19
[A-Junioren Bundesliga West – Germania]

Numero di maglia # 9


Alla vigilia d
egli Europei Under 17 – Serbia 2011 [3 – 15 maggio], attualmente in corso di svolgimento, gli addetti ai lavori consideravano unanimemente la GERMANIA come una delle candidate più autorevoli alla vittoria finale. D’altronde, il ruolino di marcia con cui si presentavano i ragazzi allenati da Steffen Freund parlava abbastanza chiaro: in questa stagione, dal primo match giocato il 4 settembre 2010 a Stadthagen (2-0 all’Azerbaijan) all’ultimo del 13 aprile 2011 (Novi Sad: Serbia – Germania 1-0, per giunta 
con un gruppo di calciatori “sperimentale” e completamente diverso da quello titolare), la Sub-17 teutonica era riuscita a mettere insieme ben dodici vittorie in sedici apparizioni complessive, con due pareggi (compreso un 2-2 casalingo al cospetto dell’Italia di Pasquale Salerno) ed altrettante sconfitte
(la prima in Algarve nel febbraio scorso, contro i pari età lusitani), trentacinque gol fatti e solo undici subiti, frutto di una manovra 
costruita su trame di gioco fitte e mai banali.

In realtà, l’impatto dei giovani talenti dalla Bundesrepublik con il prestigioso palcoscenico continentale è stato tutt’altro che esaltante, in un cammino messosi subito in salita a causa della sconfitta all’esordio contro l’insidiosa Olanda, compagine dal buon livello tecnico globale (con Memphis Depay del PSV Eindhoven a spiccare, tra gli altri) e capace di capitalizzare al meglio le occasioni create all’interno di un confronto piuttosto scialbo e povero 
di contenuti agonistici rilevanti. Curiosamente, il 2-0 finale è nato tutto 
da giocate di scuola-Feyenoord: un calcio d’angolo disegnato dal sinistro di Tonny Trindade de Vilhena e incornato con decisione dal promettente difensore Karim Rekik (bella coppia centrale, curiosamente tutta mancina, con Terence Kongolo) ad inizio ripresa, prima che 
il centrocampista dell’Arsenal Reserves Kyle Ebecilio (trascorsi 
nei Jugend ‘De club van Zuid’ di Rotterdam) confezionasse con l’ex 
compagno di club Anass Achahbar un pregevole uno-due per liberarsi 
in area di rigore e trafiggere l’incolpevole Vlachodimos in uscita.

Al di là dell’inattesa fragilità difensiva denotata in questa circostanza 
e malgrado il contributo di buoni prospetti come Koray Günter
e Cimo-Patric Röcker, la Germania è sembrata una squadra pericolosamente individualista e poco concreta all’atto pratico, parecchio distante dall’immagine “tradizionale” a cui siamo abituati, fatta di pragmatismo ed organizzazione tattica al limite della maniacalità.
Per giunta, la fase offensiva avvolgente ma confusa ha patito oltremodo l’assenza forzata della sua punta di diamante, quel Samed Yeşil capace 
di firmare il tabellino dei marcatori ben dieci volte (in undici presenze) 
durante la succitata marcia d’avvicinamento agli Europei di categoria.



Squalificato a seguito di un infausto cartellino giallo rimediato nell’ultimo impegno della Fase Elite di marzo, questo attaccante di chiare origini turche è l’autentico mattatore del team guidato da Freund, affidabile vertice alto 
del 4-2-3-1 disegnato in campo dall’ex-mediano di Schalke 04, Borussia Dortmund e Tottenham, un ruolo che in quest’annata ha interpretato 
in maniera non statica ma piuttosto duttile ed efficace, bravo sia ad arretrare ed aprire gli spazi agli inserimenti dei trequartisti con il suo educato piede destro (oltre alle dieci reti, ha messo in carniere ben sei assist vincenti) 
che a concludere a rete in prima persona, con un movimento all’occorrenza sviluppato sulla corsia laterale che permette di scompaginare in corsa l’iniziale disegno tattico e passare rapidamente al 4-3-3. Non a caso, il suo rientro 
è coinciso con il cambio di marcia decisivo verso la sospirata qualificazione alle semifinali, ottenuta pareggiando 1-1 contro la tignosa Repubblica Ceca,
tre giorni prima di piegare le resistenze della Romania (1-0);
manco a dirlo, le due reti portano in calce il suo timbro d'autore.

Particolarmente sofferto il punto strappato ai cechi, a seguito di un match drammatico che sembrava addirittura stregato per i colori della Fußballnationalmannschaft sin dal quattordicesimo del primo tempo, quando un errato disimpegno del terzino destro Mitchell Weiser ha permesso
a Petr Nerad di lanciare in gol Lukáš Juliš. Colpiti a freddo, e consci che un’altra sconfitta avrebbe sancito una clamorosa eliminazione, gli spaesati ragazzi in maglia bianca hanno faticato enormemente a scrollarsi di dosso quell’aura di negatività, producendo un forcing costante ma tutto sommato sterile di fronte ad una squadra compatta e fisicamente molto prestante.
Nella ripresa, la Germania ha addirittura sprecato due calci di rigore nel giro di mezz’ora, ottenuti entrambi per falli del capitano avversario Jan Štěrba
(il primo sul guizzante mancino Fabian Schnellhardt del Colonia, l’altro 
a seguito di una disperata scivolata da dietro sulla caviglia di Aycicek, costretto ad abbandonare il campo anzitempo per infortunio) e finiti mestamente 
tra le braccia dell’estremo difensore Lukáš Zima, le stesse su cui si erano infrante le speranze di qualificazione dell’Italia appena due mesi fa.
Il gigante ceco col Chelsea nel cuore, cresciuto nell’Hradec Králové e militante nello Slavia Praga, spera un giorno di ripercorrere la strada intrapresa dai connazionali Petr Čech e Jan Šebek ed intanto ha dimostrato un’apprezzabile freddezza nel neutralizzare le conclusioni scagliate alla sua sinistra da capitan Emre Can e dallo stesso Yeşil al 76’. Quest’ultimo non si è dato per vinto, reagendo con personalità e riscattando una prestazione opaca proprio allo scadere del match, quando ha ricevuto la palla al limite dell’area, puntato Michael Lüftner e lo juventino Luboš Adamec, vinto un rimpallo ed alfine trafitto di giustezza il portiere in quello stesso, maledetto angolino basso 
a sinistra dove si era precedentemente esaltato.



Croce e delizia, dunque, il giovane Samed: la travagliata battaglia contro 
la Repubblica Ceca ne ha messo in risalto tanto le indubbie qualità quanto 
i difetti da limare per intraprendere una carriera di alto livello. In primis, nonostante i numeri in curriculum dicano altrimenti, il ragazzo deve acquisire maggior fermezza in fase di finalizzazione, cercando di resistere alla voglia 
di strafare che talvolta lo porta ad azzardare colpi ad effetto e soluzioni solipsistiche, intestardendosi in complicate azioni personali concluse con 
un inevitabile nulla di fatto, per tacer dell’inguardabile modo in cui ha sparacchiato il penalty del possibile pareggio... Inoltre, la personalità 
e l’istintiva sfrontatezza lo rendono senz’altro un giocatore smaliziato 
in rapporto alla verde età, ma allo stesso tempo lo inducono a cercare 
di ingannare l’arbitro in maniera antipatica, con simulazioni e “drammatizzazioni” agonistiche evitabili, sanzionate con sacrosanti cartellini gialli; si spera che l’ennesima squalifica “guadagnata” sul campo gli serva 
da lezione, dato che salterà le semifinali del torneo…

In ogni caso il talento c’è, pochi dubbi su questo: prima del decisivo gol 
sopra descritto, aveva sì mancato altre due facili conclusioni a tu per tu 
con l’estremo difensore avversario, ma è altrettanto vero che se le era create praticamente da solo, sfruttando la sua velocità nel breve e la tecnica 
di base contro gli statici ma ruvidi centrali che lo marcavano. 
In sintesi: il ragazzo ha l’argento vivo addosso, deve solo sforzarsi 
di incanalarlo sui giusti binari e sgrezzare alcuni fondamentali.

Nella terza e decisiva sfida contro i rumeni, è stato ancora Yeşil ad alimentare i sogni di gloria dei supporters teutonici, liberandosi al 46’ sul calcio d’angolo battuto da Okan Aydin (con cui forma un devastante tandem d’attacco nel Bayer Leverkusen U-17) e sorprendendo di testa il neo-juventino Brănescu, apparso nervoso ed insicuro lungo tutta la durata del match,
specie nelle uscite fuori dai pali (mancata, nella fattispecie). 



Il gol-qualificazione ha condotto la Germania tra le prime quattro squadre Under 17 del Vecchio Continente, garantendo inoltre la sua presenza tra le ”magnifiche sei” rappresentanti europee che voleranno in Messico nel giugno prossimo per disputare la Coppa del Mondo di categoria. Tuttavia, l’ennesima ammonizione inflittagli dal direttore di gara greco Stavros Tritsonis costringerà Samed a guardare dagli spalti i compagni, chiamati ad un’autentica impresa contro la Danimarca di Fischer e Zohore
(ma anche Vigen-Christensen, Olsen, Holst, Korch, il baby 
Højbjergetc... nessuna sorpresa nel vederla dominare a punteggio pieno 
il Gruppo A, battendo nell’ordine Serbia, Inghilterra e la Francia del bravissimo Abdallah Yaisien), dato che saranno squalificati anche Weiser, Nico Perrey e Schnellhardt, e difficilmente Aycicek recupererà dall’infortunio rimediato quattro giorni fa.

Insomma, una bella gatta da pelare, anche perché è ormai palese quanto sia importante nella manovra di questa compagine la presenza del numero nove nativo di Düsseldorf, proprio quel Samed Yeşil già top-scorer del team sia nel Primo Turno di qualificazione dell’ottobre scorso disputato in Estonia
(5-0 contro i padroni di casa, 6-1 alla Bosnia-Erzegovina e 2-1 all’Austria, 
con un bottino personale di cinque reti e tre assist) che nella Fase Elite casalinga nel marzo di quest’anno, quando ha segnato “democraticamente” un gol per ogni match disputato, conclusisi tutti con il medesimo punteggio (un 2-0 con cui sono state regolate in successione Turchia, Ucraina 
e Svizzera). Una curiosità: nella prima di queste partite, la Turchia ha perso contro ragazzi come Koray Günter (centrale difensivo del Borussia Dortmund 
di cui si dice un gran bene), Robin Yalcin, Emre Can, Levent Ayçiçek,
Kaan Ayhan, Okan Aydin e Samed Yeşil appunto, ossia tutti 
con chiare discendenze eventualmente degne dell’Ay-Yıldızlılar.



In quell’occasione, il giovane Samed si è potuto esibire al Grotenburg-Stadion di Krefeld, la città extra-circondariale nel Land del Nord Reno-Westfalia dove vive con i suoi genitori. Come spesso gli capita, non ha affatto 
deluso le attese: approdato al Bayer 04 Leverkusen nel 2005, 
vanta considerevoli referenze nonostante la brevità della sua carriera.
Dopo la classica trafila-Jugend, ha esordito sotto-età nella formazione U-17
dei ‘farmacisti’ impegnata in B-Junioren Bundesliga West nell’autunno 2008 (a soli 14 anni), subentrando a partita in corso contro MSV Duisburg 
e SC Preußen Münster e timbrando il referto con questi ultimi dopo un solo minuto dall’entrata in campo. Talento precoce e sbarazzino, riesce 
ad arricchire il suo bagaglio tecnico progressivamente, conquistandosi a poco 
a poco i galloni da titolare grazie alla capacità di adoperare anche il sinistro (calcia prevalentemente col destro) in caso di necessità, sfruttando un’interessante rapidità d’esecuzione ed una scelta di tempo ammirevole 
nel gioco aereo, pur non potendo contare su un fisico da corazziere.

Nella stagione successiva, infatti, conduce la sua squadra lungo un esaltante percorso in testa alla graduatoria del proprio girone, andando in rete 
in tredici delle venticinque occasioni a disposizione; a corollario, 
nel 2009 si laurea capocannoniere del Torneo Internazionale di Bad Ragaz
(Svizzera, cinque reti e quarto posto finale per le ‘baby-aspirine’).
Un ulteriore step di crescita è rappresentato dall’annata attualmente in corso, dove puo’ esibire uno score oggettivamente impressionante:

2010-2011:
14 presenze – 22 gol con il Bayer Leverkusen Under 17
in B-Junioren Bundesliga West
[con tanto di poker rifilato al SG Wattenscheid 09 il 6 novembre 2010,
due triplette a MSV Duisburg e Alemannia Aachen
e quattro doppiette ad Arminia Bielefeld, SV Bergisch Gladbach 09,
Borussia Mönchengladbach ed ancora alla malcapitata difesa
del SG Wattenscheid 09 al ritorno]

6 presenze – 1 gol con il Bayer Leverkusen Under 19
in A-Junioren Bundesliga West
[da fuori-quota e con utilizzo part-time,
centellinato da coach Sascha Lewandowski]

13 presenze – 12 gol con la Germania Under 17

Come ben sappiamo, i freddi numeri e i contorti calcoli statistici non sono tutto nel calcio, specie a livello giovanile; ma certamente qualcosa contano.
E chissà se dopo un decennio scandito dalle puntuali realizzazioni di un implacabile bomber polacco (Miroslav Klose, nato ad Opole il 9 giugno 
di trentatré primavere fa, capocannoniere assoluto della Germania nella storia dei Campionati Mondiali, a pari merito con il leggendario Gerd Müller 
e ad una sola lunghezza dal brasiliano Ronaldo), gli anni che verranno
per la ‘Die Nationalelf’ non saranno segnati in prima linea da un “turco” proveniente dal Nordrhein-Westfalen…

Marco Oliva per FUTBOLANDIA DREAMIN'




3 commenti:

  1. Gianni52:
    questo qui è un mostro di bravura!
    L'ho visto ai Mondiali ed è stato semplicemente
    fenomenale, due spanne sopra qualunque altro attaccante,
    anche il capocannoniere africano - Fenomeno!
    Complimenti a voi per averlo notato e segnalato
    in tempi non sospetti, è un vero peccato
    che un blog tanto competente abbia deciso
    di chiudere i battenti - lo dico con stima,
    ma anche con un pizzico di polemica, se mi consentite

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  2. Claudio:

    senza dubbio un potenziale fuoriclasse, anch'io l'ho
    ammirato ai Mondiali, ed era sicuramente l'attaccante
    più forte di tutta la competizione, MOLTO di più del tanto
    celebrato Lucas Piazon. Lui e Carlos Fierro su tutti.

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